Commento al Vangelo domenicale

IV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B


Dal Vangelo secondo Marco.

21In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: 24«Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.

27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».

28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

 

Dopo la chiamata dei primi quattro discepoli (Mc 1,16-20) Gesù fissa la sua residenza a Cafarnao che diviene «la sua città» (Mt 9,1).

È ospite della famiglia di Pietro che è proprietario di una casa lungo il lago, a pochi passi dalla sinagoga. Comincia a insegnare e a operare guarigioni e la prima che viene raccontata nel vangelo di Marco non è scelta a caso, costituisce, nell’intenzione dell’evangelista, la sintesi di tutta l’opera di Gesù in favore dell’uomo.

È sabato e la gente va alla sinagoga per pregare e per ascoltare la lettura e la spiegazione della parola di Dio.

C’è un rabbino che organizza l’incontro, ma ogni giudeo adulto può presentarsi o essere invitato a leggere e commentare le Scritture.

Fare l’omelia è abbastanza semplice: basta richiamare le spiegazioni date dai grandi rabbini a quel determinato testo biblico. Azzardare una propria interpretazione è rischioso perché si può essere considerati dei presuntuosi.

Gesù, come è solito fare, si unisce al suo popolo e si rende disponibile per fare le letture.

La prima è presa dal libro della Legge, cioè dai primi cinque libri della Bibbia, l’altra è un brano dei profeti. Chi legge la seconda, se se la sente, può anche fare l’omelia e Gesù, approfittando del clima di raccoglimento e di preghiera che si è creato, introduce il suo messaggio, con un intervento molto apprezzato: a differenza degli scribi, egli parla con autorità (Mc 1,21-22).

Probabilmente l’ammirazione della gente dipende dal fatto che egli non si limita a ripetere ciò che è stato detto prima di lui, ma fa un commento libero e originale del testo sacro.

Al termine dell’omelia accade un episodio drammatico.

Un uomo «posseduto da uno spirito immondo», che fino a quel momento se n’è rimasto in un cantuccio, calmo e tranquillo, che non ha recato il minimo disturbo ai partecipanti alla celebrazione, che li ha lasciati pregare, cantare e ascoltare, a un certo punto, comincia a inveire contro Gesù.

 

Chi è quest’ossesso?

Al tempo di Gesù la gente non aveva le nostre conoscenze scientifiche, non sapeva nulla di microbi, batteri, squilibri ormonali; attribuiva l’epilessia, le nevrosi e tutte le malattie psichiche a forze misteriose e incontrollabili, a spiriti maligni, considerati impuri, perché apportatori di morte.

Tutte le religioni dell’antichità conoscevano la pratica dell’esorcismo per liberare l’uomo da questi spiriti immondi.

Si ricorreva a riti e a gesti che sconfinavano spesso nella magia, si pronunciavano formule esecratorie e si invocavano nomi di personaggi famosi, ritenuti capaci di comunicare una forza positiva.

Gli esorcismi di Gesù si differenziano, in modo radicale, da quelli dell’ambiente circostante, tuttavia, nel modo di esprimersi, egli si adegua alla mentalità corrente e si rapporta con la malattia ricorrendo alle categorie culturali del suo tempo: parla, come facevano tutti, di «spiriti maligni» e di «demoni».

Fatta questa premessa, torniamo alla vicenda dell’uomo «posseduto dallo spirito impuro». Non era entrato nella sinagoga a liturgia iniziata, si trovava già là e pare se ne stesse tranquillo. A un certo punto però, in lui è scattato qualcosa che lo ha fatto esplodere in imprecazioni.

Per comprendere l’accaduto, va rilevato il chiaro sdoppiamento della personalità di quest’uomo che non era padrone di sé stesso; in lui erano presenti forze di morte che lo dominavano al punto di annientarlo: parlavano in suo nome, lo avevano ridotto in uno stato di completa disumanizzazione.

Prima dell’arrivo di Gesù, nella sinagoga esisteva una situazione di pace e di quiete che andava bene a tutti. Ci si era rassegnati al fatto che l’ossesso rimanesse in balìa delle forze del male; bastava che non infastidisse, che se ne rimanesse tranquillo, che non disturbasse troppo.

Dove giunge Gesù questo equilibrio non può continuare. La presenza di Cristo è inconciliabile con il «demonio», con le forze del male. I due sono avversari, non si sopportano e, quando si ritrovano, finiscono per aggredirsi.

Infatti il «demonio» apre le ostilità (è sempre chi si sente più debole che attacca). Si è reso conto che è giunto «l’uomo forte» (Mt 12,29) capace di far crollare il suo regno e, spaventato, grida due domande: «Che c’entri con noi? Sei venuto a rovinarci?».

Il pronome plurale, usato dallo «spirito immondo», non sorprende, perché sono molteplici le forze che tengono l’uomo lontano da Dio e dalla vita, sono numerosi i poteri che si sentono minacciati dalla presenza e dalla parola di Cristo.

Gesù non gli risponde con esecrazioni o gesti magici, come erano soliti fare gli esorcisti del suo tempo, ma dà due ordini tassativi: «Chiudi la bocca! Esci!».

Lo «spirito immondo» gli obbedisce e tutti i presenti, meravigliati, si rendono conto che in mezzo a loro è sorto un profeta che annuncia una «dottrina nuova», una parola che ha in sé la forza di Dio, che ha «autorità», cioè, realizza ciò che dice.


Vediamo ora di andare al di là del puro dato di cronaca.

La situazione dell’uomo «indemoniato» rappresenta la condizione di chi non ha ancora incontrato Cristo e, per questo, è ancora in balia di forze ostili, incontrollabili che lo distruggono. Forze demoniache sono gli impulsi all’odio, al ripiegamento egoistico, a commettere ingiustizie e violenze, la bramosia del denaro, la volontà di dominare...

Sono «demoni» che la fanno da padroni e che vogliono essere lasciati in pace. Comandano, parlano, spingono ad agire e, quando non provocano grossi danni, gli uomini sono propensi a lasciarli tranquilli, non si preoccupano della condizione disumana di chi ne è dominato.

Gesù invece è un liberatore ed entra in conflitto con questa realtà negativa perché sa di poter contare sulla parola «forte» ed efficace che possiede.

Possiamo ragionevolmente supporre che non fosse la prima volta che l’indemoniato partecipava alla liturgia sinagogale e, dunque, che avesse ascoltato spesso la lettura della Bibbia e la rispettiva omelia; eppure la sua condizione non era mutata, non perché la parola di Dio fosse inefficace, ma perché, con le loro disquisizioni ed errate interpretazioni, i rabbini l’avevano svigorita, le avevano fatto perdere la sua forza risanatrice, l’avevano resa incapace di scacciare i «demoni».

Quando compare Gesù tutto cambia, si realizza una trasformazione prodigiosa dell’uomo, perché egli parla «con autorità» e la reazione dell’indemoniato è violenta. Non accetta passivamente l’ordine, resiste, comincia a gridare perché vuole perpetuare il suo dominio sulla sua vittima.

Questa lotta rappresenta la ribellione delle forze del male, dei demoni che si trovano nell’uomo, nella società, nelle ideologie, nelle istituzioni civili e anche religiose. Dominano e, quando vengono molestate, si ribellano.

Nell’indemoniato che sta buono fino allo scontro con Cristo si può cogliere la capacità che non era solo degli scribi, ma anche di tanti cristiani, di ammansire il protagonista del male: con i propri compromessi quotidiani col potere, con i cedimenti allo spirito del mondo e all’ipocrisia, con le pratiche religiose rispettate a scapito della sostanza evangelica.

Finché questo dura, nel cristiano e nella chiesa, il maligno sta zitto, lascia dire e lascia fare; quando invece si alza una voce profetica, quando viene offerta una testimonianza autentica di fede e di carità, allora egli si mobilita con tutte le energie che possiede.

La predicazione che non scaccia i demoni, che lascia le cose come sono, che non cambia l’uomo e il mondo, non è parola di Gesù.

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