In questa pagina trovate preghiere per contemplare e
adorare il mistero della Croce e di Gesù che per amore nostro l'ha abbracciata
trasformandola, da patibolo infame, in strumento della nostra salvezza.
In
questi giorni che ci portano alla Settimana santa e alla Pasqua, volgiamo lo
sguardo al Crocifisso, pregando per la nostra salvezza e quella dei nostri
fratelli, vicini soprattutto a coloro che più soffrono.
ATTO DI CARITÀ DI
FRONTE AL CROCIFISSO
Signore Gesù, che ci
hai chiamati di fronte alla tua croce,
memoria della tua
morte e promessa della tua risurrezione,
noi vogliamo elevare
con Te la nostra lode,
benedizione e
ringraziamento a Dio, Padre tuo e Padre nostro.
Rit. Ricordati di
noi Gesù.
Noi riconosciamo che
il Padre ha tanto amato il mondo da mandare
Te, suo diletto
Figlio, non perché tu giudichi e condanni, ma perché
l’uomo,
accogliendoti con fede, abbia la vita nel tuo nome. Rit.
Ci hai chiamati a
vivere e testimoniare tra i nostri fratelli la tua parola di
gioia, di novità e
di salvezza, e noi vogliamo dire con Te la nostra piena
adesione alla
volontà del Padre. Rit.
Mossi dal tuo amore
infinito, vogliamo cooperare al tuo disegno di
salvezza nel
servizio umile ad amorevole alla tua Chiesa. Rit.
Perciò vogliamo
seguire Te che, da ricco che eri, ti sei spogliato di Te
stesso, assumendo la
condizione di servo. Rit.
E agli uomini,
nostri fratelli, impegnati a costruire la città terrena,
proponiamo “la grata
memoria della tua Passione: la più grande e
stupenda opera del
Divino Amore; la fonte da cui deriva ogni Bene”. Rit.
Accetta, Crocifisso
Signore Gesù, la nostra disponibilità e il nostro
impegno a
condividere questo dono del tuo Amore, mentre siamo
consapevoli di dover
camminare nell’oscurità della fede. Rit.
Questo ti chiediamo
e presentiamo per l’intercessione di Maria
Addolorata. Tu che
vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.
“Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?”
Ti adoriamo, o
Cristo, e ti benediciamo,
perché con la tua
santa croce hai redento il mondo.
+ Dal Vangelo
secondo Marco
Quando fu
mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del
pomeriggio. Alle tre
Gesù gridò a gran voce: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni”,
che significa: “Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
Tu, Gesù, “servo
sofferente” ti sei caricato delle nostre colpe,
ti sei addossato le
nostre sofferenze ed il nostro dolore e,
per espiare il
nostro peccato, sei stato obbediente alla volontà di Dio Padre
fino alla morte, ed
alla morte di croce…
E lì, sulla croce,
ti sei sentito solo, abbandonato da tutti, abbandonato da Dio.
Allora hai pregato
con le parole del salmo ventuno,
che inizia con la
straziante invocazione:
“Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?”
ma termina con
parole piene di speranza: “L’anima mia vivrà per Lui”.
Dal Salmo 21
“Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla
mia salvezza”:
sono le parole del
mio lamento.
Dio mio, invoco di
giorno e non rispondi,
grido di notte e non
trovo riposo.
Ma tu, Signore non
stare lontano,
mia forza accorri in
mio aiuto …
L’anima mia vivrà
per lui la mia discendenza lo servirà,
celebrerà per sempre
il mio Signore.
ATTO DI ADORAZIONE AL CROCIFISSO
Eccomi,
o mio amato e buon Gesù:
prostrato
alla tua presenza ti prego col fervore più vivo,
di
stampare nel mio cuore sentimenti di fede,
di
speranza, di carità, di dolore dei miei peccati
e di
proponimento di non più offenderti;
mentre
io con tutto l’amore e con tutta la compassione
vado
considerando le tue cinque piaghe
cominciando
da ciò che disse di Te, o mio Gesù,
il
santo profeta Davide:
«Hanno
forato le mie mani e i miei piedi; hanno contato tutte le mie ossa».
Rit. Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo,
perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.
Ti
adoriamo, o Cristo.
Tu, o
Cristo, hai sofferto per noi
lasciandoci
un esempio perché anche noi amiamo come Te. Rit.
Tu,
sul legno della Croce, hai dato la tua vita per liberarci
dal
peccato e dalla morte. Rit.
Tu ti
sei caricato delle nostre sofferenze perché noi fossimo liberati ed
ogni
nostra situazione fosse aperta alla speranza. Rit.
Tu ci
hai ammonito:
“Chi
non prende la sua croce e mi segue non è degno di me”. Rit.
Tu,
buon pastore, hai riunito in una sola famiglia noi tutti,
che
vagavamo dispersi, perché ti seguiamo come discepoli. Rit.
Tu
hai vinto il peccato e la morte,
per
la tua passione sei stato glorificato,
per
la tua fedeltà tutti siamo stati salvati. Amen.
TI SALUTO O CROCE
Ti
saluto, Croce di Cristo,
legno
che ha portato il suo corpo
donato
per noi,
arca
della nuova ed eterna alleanza,
trono
e altare dove Cristo, re e sacerdote,
regna
per sempre.
Ti
saluto, Croce di Cristo,
documento
che sigilla e conferma
il
riscatto che Cristo ha pagato per noi
per
liberarci per sempre dal peccato.
Ti
saluto, Croce di Cristo,
su
cui viene immolato l’Agnello di Dio,
colui
che prende su di sé il nostro peccato
e lo
estirpa dal mondo e dal cuore dell’uomo.
Ti
saluto, Croce di Cristo,
speranza
di un’umanità nuova,
liberata
dal peccato,
speranza
di uomini e donne
che
si riconoscono fratelli,
per
la forza d’amore
di
chi ti ha mutato in strumento di vita.
Ti
saluto, Croce di Cristo,
che
appari a noi spoglia, nuda,
senza
il Crocifisso,
sei
la conferma che lui è risorto, che è vivo,
sei
la certezza che lui è il re vittorioso
donato
dal Padre per redimere i fratelli.
GESÙ IL PRIMO DEI SOFFERENTI
Bisogna
ricordare che Gesù è il Figlio dell’uomo: si è chiamato e definito Egli stesso
così. È il Primogenito di tutta l’umanità, il nuovo Adamo, come lo indica San
Paolo; è il Re spirituale del mondo e delle anime; vale a dire che ogni uomo,
ogni vita hanno un nesso con Lui. Gesù è in relazione con ogni creatura, e
quindi Gesù è in rapporto con chiunque
soffre.
E lo è, anzi, con una particolare, complessa intenzione. Innanzitutto perché è
il primo dei sofferenti. Se la sofferenza è pari alla sensibilità fisica, può
esservi sensibilità maggiore, più squisita e più vulnerabile di quella di
Cristo? Chi mai ha sudato sangue; chi mai ha preveduto la propria Passione; chi
l’ha assorbita come un calice sino in fondo, come Lui? E se lo spirituale
soffrire è proporzionato alla coscienza che uno ha della propria dignità, quale
non dovette essere quella di Cristo!
In
una parola, Gesù porta il primato del dolore, e non soltanto, perciò, Egli è al
centro di questo regno desolato della sofferenza umana, e la fa sua. Lo ha
detto esplicitamente. Allorché sarò sollevato in alto, «omnia traham ad
meipsum», io attrarrò ogni cosa a me.
Gesù
polarizza verso di Se ogni dolore umano; e non solo perché è Colui che ha
sofferto in maggior grado e per maggiore ingiustizia, ma anche perché -
entriamo nei misteri della psicologia di Cristo e della teologia della
Redenzione - ha immensa simpatia, compassione, comunione con quelli che
patiscono. Tutte le volte che voi farete del bene, ha detto il Signore, ad uno
di questi minorati, miseri, affamati, di questi poveri e languenti - Gesù si
nasconde dietro quel volto umano - l’avrete fatto a Me. E quando l’aveste
negato ad uno di questi miseri, a Me lo avreste rifiutato. E cioè: l’umanità
sofferente diviene un simbolo, un segno, un sacramento
umano,
il quale nasconde la presenza mistica, misteriosa di Gesù.
(Dagli
scritti di s. Paolo VI)
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