venerdì 27 settembre 2024

PROLOGO

Perché parlare del Battesimo?

1. In questa lettera pastorale vorrei parlare del Battesimo. Ho deciso di farlo sulla spinta di un desiderio che è andato via via maturando in me e anche pensando al Giubileo che si celebrerà con l’avvio del prossimo anno. So bene che questa scelta potrebbe apparire piuttosto astratta, lontano dalle grandi sfide della vita di oggi.

L’argomento, poi, potrebbe risultare eccessivamente “di Chiesa”, cioè riservato a chi frequenta con particolare assiduità gli ambienti parrocchiali e magari si considera esperto in materia. Personalmente non condivido nessuna di queste due impressioni. Penso invece che il momento presente offra la possibilità di riconoscere al Battesimo cristiano tutta la sua rilevanza, considerandolo insieme come un dono e come un’opportunità.

Il mio desiderio è appunto questo: farne percepire il senso profondo, la sua ragion d’essere e il suo valore per l’oggi.


2. Sto cercando come tutti di riflettere sul momento che stiamo vivendo, di leggerlo con onestà e coraggio, ma anche con empatia e - oserei dire - con affetto. Sono convinto che una visione cristiana della vita non mortifichi l’umano ma, al contrario, lo esalti. Occorre tuttavia ricercare i luoghi del reciproco contatto, gli accessi comuni, i ponti che uniscono i territori lungo i quali si muove l’onesta ricerca del vero.

Quando ci si interroga sul senso delle cose e sulle esigenze del momento presente, la coscienza pensante e la coscienza credente si scoprono alleate. Per entrambe una domanda appare ineludibile: come guardare alla vita? Come farlo oggi? Come interpretare lo scenario attuale del mondo, con le sue formidabili trasformazioni e le sue croniche contraddizioni?

Ma, più in profondità, come rivolgersi oggi a una libertà che è divenuta ancora più gelosa di se stessa, che non fa sconti e non concede deleghe, ma rivendica il diritto di decidere senza alcuna costrizione esterna?


3. Le grandi tradizioni, anche quelle religiose, non si impongono più per la loro autorità, ma vengono sottoposte al vaglio di una sensibilità che forse ha assunto un’enfasi eccessiva, ma che in ogni caso rivendica il diritto dell’ultima parola.

Criterio di valutazione è divenuto ciò che si prova, quel sentire individuale che facilmente viene a identificarsi con l’emozione del momento o con l’appagamento istintivo di un bisogno.

 Si tratta di due derive spiacevoli che tuttavia non compromettono una verità essenziale: il “sentire” è parte integrante dell’esperienza umana ed è espressione di una istanza insopprimibile, la cui sorgente è l’apertura originaria dell’uomo alla verità. La vita stessa pungola e inquieta.

Il cuore e la mente non si rassegnano a uno spessore minimale dell’esistenza. Reagiscono e ci dicono: «Non è dignitoso lasciarsi vivere! Non basta avere il pane e il vestito, la casa e il lavoro, e neppure stare al passo con una tecnologia ammaliante.

C’è una dignità da onorare con la riflessione e la decisione, con il pensiero e la volontà, con l’irresistibile senso di responsabilità».


4. È in questa prospettiva che vorrei parlare del Battesimo.

Sono convinto che, considerandolo nell’ottica che gli si addice, il Battesimo cristiano abbia qualcosa da dire - anzi da offrire - a chiunque si interroghi con onestà, oggi come ieri, sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male, sul dolore e sull’amore, sulla felicità e sulla tristezza, sulla giustizia e sull’ingiustizia, sulla paura e sul coraggio, sull’angoscia e sulla speranza. La verità del Battesimo abbraccia infatti l’intero vissuto umano.


5. Mi preme fare subito una considerazione. Il Battesimo si presenta come un gesto molto semplice. Ha l’aspetto di una breve cerimonia e spesso è intesa così. In realtà è un rito liturgico il cui profondo significato - come meglio si dirà alla fine di questa lettera pastorale - si intuisce dai gesti che si compiono e dai segni che intervengono a costituirlo. Questi segni e questi gesti, nella loro solenne ma sobria espressività, realizzano ciò che significano, ovverossia quella realtà che oltrepassa i confini del visibile e chiama in causa il mistero di Dio.

In questo senso parliamo del Battesimo come di un sacramento. Quanto cercherò di dire nelle pagine che seguono vorrei aiutasse a entrare in questo peculiare segreto che il Battesimo custodisce.


6. Al riguardo alcune domande sorgono oggi spontanee. Le potrebbe porre chi è piuttosto distante dalla Chiesa o professa un’altra religione, ma anche chi si considera a pieno titolo cristiano cattolico.

C’è un’esigenza di chiarezza e consapevolezza che accomuna tutti. Vorrei allora provare ad affrontarle, cercando di condividere il mio personale convincimento che il Battesimo cristiano sia una benedizione per chi lo riceve.


7. Saranno le stesse domande a conferire alla mia riflessione la sua struttura: fungeranno da titoli ai capitoli di questa lettera. L’auspicio è che quanto si dirà non appaia teorico e astratto, ma risulti ancorato alla vita. Parlare del Battesimo significa infatti parlare di ciò che ci riguarda nel profondo.



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